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TRONA (Urao) - Carbonati (Carbonates)

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TRONA o Urao

Na3(CO3)2*2H2O

SISTEMA - Monoclino
DUREZZA- 2,5 - 3,0
DENSITA? - 2,17
COLORE - Incolore o grigio-gialastro
LUCENTEZZA - Vitrea bruillante, poco accentuata


Il trona, o urao, cristallizza nel sistema monoclino; si presenta in forma di cristalli prismatici tabulari, incolori oppure come incrostazioni o efflorescenze di colore grigio-giallastro.
Ha sfaldatura pinacoidale perfetta.

CARATTERI DIAGNOSTICI -  Solubile in acido cloridrico, non si disidrata all'aria.

ORIGINE - È un minerale di genesi evaporitica: si forma per cristallizzazione da soluzioni alcaline sature, soggette a una intensa evaporazione; si trova, infatti, nelle zone aride, dove si deposita lungo le rive dei laghi salati.

GIACIMENTI E USI - Grandi depositi di trona si trovano nel Wyoming (Usa), dove vengono sfruttati industrialmente per estrarre la soda, in Egitto, Libia e Venezuela. 
Il trona, associato ad altri minerali come salgemma, gesso, thenardite, termonatrite e soda, si trova in molte altre zone dell'Africa (Lago Ciad, Tanzania, Somalia) e dell'Asia. 
Belle cristallizzazioni del minerale sì notano nei depositi del Borax Lake in California e del Soda Lake nel Nevada. 
In Italia fu trovato in cavità laviche sulle pendici del Vesuvio.

È usato nell'industria per l'estrazione della soda.





PIRSSONITE - Carbonati (Carbonates)

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PIRSSONITE

Na2Ca(CO3)2*2H2O

SISTEMA - Rombico
DUREZZA - 3,0 - 3,5
DENSITA' - 2,17
COLORE - Incolore o grigio
LUCENTEZZA - Vitrea

Questo raro carbonato si presenta in natura sotto forma di cristalli con abito prismatico, tozzi oppure tabulari, incolori o leggermente grigiastri.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Leggera e semidura, la pirssonite viene sciolta con effervescenza dagli acidi diluiti a freddo.

GIACIMENTI- La pirssonite fu scoperta in cristalli idiomorfi, associata ad altri carbonati come gaylussite, tychile e northupite, nei depositi argillosi del Searles Lake, del Borax Lake nella contea di San Bernardino in California e in altre località statunitensi. 
Come efflorescenza si rinviene a Deep Spring Lake (California). 
Tracce del minerale sono state notate anche in Namibia, in una zona situata a nord di Tsumeb. In questa località la pirssoniteè associata a trona e thenardite, che è un solfato di sodio anidro.




ILVAITE - Silicati (Silicates)

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ILVAITE

CaFe''2Fe'''OHOSi2O7

SISTEMA - Rombico
DUREZZA - 5,5 - 6,0
DENSITA' - 4,1
COLORE - Nerastro
LUCENTEZZA - Da resinosa a vitrea

Si presenta in cristalli prismatici allungati, con striature sulle facce del prisma; più frequentemente, tuttavia, si rinviene in aggregati di cristalli aghiformi con struttura fibroso-raggiata, oppure a fasci.
Presenta una buona sfaldatura e ha un colore molto scuro, quasi nero, con lucentezza da resinosa a vitrea sulla frattura fresca, semiopaca sulle superfici di frattura non recente. 
È pesante, fragile e dura e, quindi, difficilmente scalfibile con la lama di un temperino

CARATTERI DIAGNOSTICI - Fonde facilmente e gelatinizza in acido cloridrìco.

ORIGINE - È un tipico minerale di origine metamorfica.

GIACIMENTI E USI - In bei cristalli e in aggregati fibroso-raggiati (associati con hedenbergite, magnetite, granato e Pirite), l'ilvaiteè stata trovata a Campiglia Marittima (Livorno) e a Capo Calamita (Isola d'Elba); è presente anche in Sardegna.
Altri Paesi famosi per i notevoli esemplari di questo minerale sono gli Stati Uniti (Idaho), la Grecia (Serifos), la Groenlandia e la Russia (Urali).

L'ilvaite non è un minerale sfruttabile industrialmente, pertanto riveste un esclusivo interesse scientifico, oltre che collezionistico.



PIROPO - Silicati (Pyrope - Silicates)

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PIROPO

Mg3Al2(SiO4)3

SISTEMA - Cubico
DUREZZA - 7,0 - 7,5
DENSITA' - 3,58
COLORE - Rosso
LUCENTEZZA - Vitrea

I cristalli allo stato grezzo presentano spesso aspetti geometrici perfetti: le forme più frequenti, comunque, sono il cubo e il rombododecaedro.
Il  piropo ha spesso inclusioni tipiche, che differiscono tra loro in base alla provenienza del materiale. Le più frequenti sono le inclusioni cristalline di apatite, le laminette nere e opache di ilmenite e le inclusioni tondeggianti di pirrotina e pirite; vanno citate anche le inclusioni aghiformi di rutilo e quelle nere e opache di sfalerite. 
Non sono invece presenti inclusioni liquide.
È di colore rosso intenso, a volte molto cupo. 
La sua durezza è piuttosto elevata e ciò ne favorisce l'impiego in gioielleria.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Il piropo non presenta fluorescenza ai raggi ultravioletti. La notevole dispersione di luce conferisce alla gemma una certa lucentezza.

ORIGINE -  È un minerale tipico delle peridotiti, rocce eruttive intrusive ultrabasiche ricche di magnesio, e delle serpentine da esse derivate.

GIACIMENTI -  I più notevoli giacimenti sono quelli della Boemia: le località di estrazione si trovano sui versanti meridionali del Mittelgebirge, sulle colline di Linhorka e nelle sabbie alluvionali di Stiefelberg. Importanti anche i giacimenti del Sudafrica, della Tanzania, dello Sri Lanka e della Scozia.

USO GEMMOLOGICO -  Il taglio più diffuso prevede una superficie curva e liscia nella parte superiore e una curva rientrante nella parte inferiore, permettendo così alle gemme di assumere tonalità più chiare.
Il piropo viene utilizzalo anche come polvere abrasiva per lavorare altri granati e minerali di durezza inferiore.




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GRANATI - Silicati


GRANATI - Silicati (Garnets - Silicates)

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GRANATI

Gruppo di minerali assai diffusi in natura, molto spesso miscibili fra loro. La formula generate può essere cosi indicata: X3Y2(SiO4)3, dove X indica calcio, magnesio, ferro bivalente e manganese e Y alluminio, ferro trivalente, cromo, titanio, zirconio e vanadio. 

Cristallizzano nel sistema cubico, molto spesso in individui ben formati, privi di sfaldatura. 
A seconda dell'elemento trivalente presente nella composizione chimica possono essere suddivisi nelle seguenti serie: 
granati contenenti alluminio (piropo, almandino, spessartina, grossularia), granati contenenti ferro trivalente (calderite, andradite), granati contenenti cromo (uvarovite, hanleite) e granati contenenti titanio, zirconio e vanadio (kimzeyite, goldmanite).





AZZURRITE - Carbonati (Azurite - Carbonates)

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AZZURRITE

L'azzurrite cristallizza nel sistema monoclino, in cristalli prismatici allungati o tabulari, striati, ricchi di facce, raramente singoli, più spesso concresciuti o riuniti in aggregati a struttura raggiata, con buona sfaldatura; sono frequenti anche patine o masserelle terrose; comuni sono gli pseudomorfi di azzurrite su altri minerali.
Ha colore azzurro intenso e lucentezza vitrea tendente all'adamantina; è traslucida, raramente trasparente; la polvere è anch'essa azzurra. 
È piuttosto pesante, fragile, semidura: si scalfisce perciò facilmente con la lama di un temperino.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Date le sue caratteristiche, questo minerale è praticamente inconfondibile; comunque, come quasi tutti i carbonati, è solubile con effervescenza in acidi anche diluiti e colora la fiamma di verde, colore caratteristico del rame. 
È facilmente alterabile e, con il tempo, si trasforma in malachite.

ORIGINE -  È un minerale di alterazione derivato da solfuri di rame in ambiente carbonatico, dove si può rinvenire associato all'altro carbonato di rame, la malachite, che spesso lo sostituisce pseudomorficamente. 
Si trova anche come impregnazione di rocce sedimentarie, tipo arenarie, da parte di acque carbonatiche ricche di solfati di rame. 
Oltre che a malachite, l'azzurrite può essere associata ad altri minerali di rame, a limonite e a calcite,

GIACIMENTI -  I cristalli più belli provengono da Chessy (Lione, Francia), da Tsumeb (Namibia), da Laurion (Grecia) e da numerose miniere dell'Arizona (Usa). 
Cristalli notevoli, spesso sostituiti pseudomorficamente da malachite, sono stati trovati a Broken Hill, in Australia; I'azzurrite è stata inoltre scoperta, associata a tutti i giacimenti di rame, nel deserto di Atacama, in Cile.
In Italia, interessanti esemplari giungono dalle miniere di Calabona e di Rosas, in Sardegna.

USI -  L'azzurrite, per merito del suo colore e della sua lucentezza, è una pregiata pietra ornamentale, utilizzata anche nella fabbricazione di soprammobili. 
Sfaccettata, può dare belle gemme azzurre, ma essendo fragile e facilmente scalfibile, è preferibile non usarla per questo scopo. 
In passato, dopo essere stata macinata, veniva impiegata per preparare un pigmento colorante molto apprezzato dai pittori: tuttavia il colore non risultava stabile, poiché il minerale, con il tempo, assorbiva l'umidità dell'aria e si trasformava in malachite, diventando verde.





STORIA DEL VETRO (The history of Glass)

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IL VETRO


Il veto è una delle materie più versatili di cui l'uomo disponga, e la sua storia si perde addirittura nelle origini della civiltà.
Ricavato dalla sabbia, uno dei materiali più economici e disponibili sulla Terra, il vero è impermeabile, trasparente, non si macchia ed è praticamente inattaccabile da tutti gli agenti chimici. È facile da pulire, non contamina i cibi ed è un ottimo isolante elettrico. Presenta inoltre altre caratteristiche preziose: è facilmente plasmabile a caldo e lo si può decorare e colorare in molti modi.
Le antiche civiltà insediate in Egitto e in Mesopotamia scoprirono il modo di fabbricare il vetro intorno al 1000 a.C. Esso apparve in un primo tempo sotto forma di semplici perline e bacchette colorate, ma ben presto i vetrai impararono la tecnica di realizzare coppe, vasi, brocche e boccette per conservarvi oli e profumi.
I patrizi e i ricchi romani avevano finestre di vetro nelle loro case, e moltissime famiglie romane si potevano permettere qualche recipiente di vetro. Ma per migliaia di anni il vetro continuò a rimanere un articolo di lusso.


Declino e rinascita dell'arte vetraria

Al pari di tante altre attività, anche l'arte della fabbricazione del vetro subì un declino in Europa, dopo la caduta dell'Impero Romano, e solo nel XII secolo tornò a fiorire.
Gli artigiani si servirono di vetri colorati per decorare le ampie vetrate delle cattedrali gotiche, costruite in quell'epoca. Illuminate dal sole, esse creavano una fantasmagoria di colori che affascinava la gente comune. Sulle vetrate erano spesso raffigurate scene bibliche, per insegnare il messaggio cristiano ai fedeli, perlopiù incapaci di leggere la Bibbia.
A partire dalla fine del XV secolo, i vetrai veneziani si specializzarono nella lavorazione di un vetro chiaro, quasi incolore, che i vetrai dell'antichità avevano quasi completamente trascurato. Questo portò alla produzione di lenti migliori per gli occhiali, richiesti da un numero sempre maggiore di studiosi, avidi di leggere i nuovi libri stampati.
Lenti migliori significarono anche la realizzazione dei primi microscopi e telescopi, che permisero a poco a poco all'uomo di scoprire di non essere il centro dell'Universo, ma di rappresentarne solo una minuscola parte.
Nel XIX secolo il vetro cominciò a essere prodotto in serie, e per la prima volta la maggior parte delle persone poté permettersi l'uso di vasi, bacinelle, bicchieri e specchi di vero. 
Le finestre delle case divennero più grandi consentendo un'illuminazione diurna maggiore, e vennero costruite serre di vetro, che permisero di coltivare piante tropicali nei Paesi freddi settentrionali. 
Il simbolo del progresso dell'industria vetraria fu il Palazzo di Cristallo, costruito a Londra, nel 1851, con 100.000 lastre di vetro ancorate a un'intelaiatura di ferro.
Negli ultimi decenni del nostro secolo si è resa disponibile una grande abbondanza di vetri speciali: dagli schermi a prova di proiettile, fatti di vetro inframezzato da lastre di materia plastica, ai filamenti di vetro utilizzati come fibre ottiche, che permettono ai medici di studiare l'interno del corpo umano, e lungo i quali corrono le onde luminose nelle moderne reti di telecomunicazioni. 
Vi sono infine occhiali fotocromatici, fatti di un vero chiaro sensibile alla luce, che si oscurano se esposti a una forte illuminazione, funzionando cosi da occhiali di protezione oltre che da vista.


La storia di cinquemila anni del vetro

3000 a.C.: primi vetrai

La tecnica della fabbricazione del vetro venne scoperta nel Medio Oriente intorno al 3000 a.C. Un curioso episodio è riferito dallo scrittore romano Plinio il Vecchio: alcuni mercanti di natron (carbonato di sodio), sbarcati su una spiaggia fenicia, accesero un fuoco per cuocere
il cibo: non avendo trovato pietre per circondare il focolare, adoperarono pezzi di natron che, fondendosi e mescolandosi alla sabbia, formarono il vetro.
La produzione di vetro su vasta scala incominciò molto tardi. Solo verso il 1500 a.C. si cominciarono a fabbricare ninnoli e recipienti di vetro in quantità apprezzabili. Vasi e coppe venivano scolpiti accuratamente in un blocco di vetro, oppure plasmati attorno a un nucleo costituito da un sacchetto di sabbia, che veniva immerso in un crogiuolo di vetro fuso, e quando il vetro si induriva, la sabbia del nucleo veniva raschiata via. Spesso attorno all'oggetto plasmato venivano avvolti fili di vetro colorato, ma i vetrai egizi impararono anche a colorare il vetro, aggiungendovi dei minerali sotto forma di ossidi metallici, gli stessi oggi impiegati.


300 a.C.: introduzione degli stampi

Verso il 300 a.C., Alessandria d'Egitto era il centro della produzione vetraria più importante del mondo allora conosciuto. Tra le innovazioni apportate dagli artigiani alessandrini sono da annoverare una qualità superiore delle decorazioni e il metodo di plasmare il vetro, comprimendolo in apposite forme o stampi. Si versava il vetro fuso in una prima forma, alla quale poi veniva sovrapposta una seconda.
L'oggetto di vetro rimaneva cosi plasmato fra le due. Con questa tecnica si potevano ottenere oggetti di fattura più raffinata che non immergendo un corpo solido nel vetro fuso.


I secolo a.C.: invenzione della soffiatura

Nel I secolo a.C. i Siriani inventarono il cannello per soffiare il vetro, un tubo di ferro che veniva intinto nella massa pastosa di vetro. Il massello, che rimaneva attaccato all'estremità, si gonfiava come una bolla di sapone. Soffiandola in uno stampo, oppure manipolando abilmente il tubo con rocchi della mano, si potevano ottenere oggetti di qualsiasi forma. Questo metodo portò a una grande espansione della manifattura del vetro.
La tecnica della soffiatura si diffuse rapidissimamente, grazie probabilmente alla pace che regnava nel mondo romano di cui la Siria faceva parte. Era conosciuta a Roma già agli inizi del I secolo d.C., a qualche decennio dalla sua invenzione. 
II metodo è cambiato ben poco attraverso i secoli. La sola differenza è che oggi la soffiatura di bottiglie e lampadine elettriche, prodotte in serie, avviene meccanicamente.
Il compito dei soffiatori di vetro siriani era facilitato dal fatto che usavano un vetro di composizione molto simile a quello adoperato oggi, a base di calce sodata, che fonde con relativa facilità ed è abbastanza fluido quando è fuso. Oltre alla soda e alla sabbia, questo vetro contiene calcio ricavato dal calcare.


XII secolo: vetri colorati

Nel XII secolo i vetrai europei diffusero l'arte dei vetri policromi. Le enormi vetrate delle cattedrali erano composte di pezzi di vetro di varie forme e di vati colori. Il vetro colorato veniva prima soffiato e plasmato in forma di rozzo cilindro, poi tagliato a strisce e stirato mentre era ancora molle. La lastra irregolare che ne risultava veniva infine ridotta in pezzi di dimensioni convenienti. Per formare il disegno finito, i vari pezzi colorati erano uniti assieme con strisce di piombo scanalate. Certi particolari, come per esempio i lineamenti del viso, venivano dipinti con colori a smalto e poi fissati a caldo sul vetro.


XIV secolo: vetro crown

Nel XIV secolo, venne scoperto in Normandia un metodo per la fabbricazione di un vetro piatto e sottile per finestre, poi denominato crown. La prima fase consisteva nel soffiare col cannello una grossa bolla. Questa veniva poi appiattita e trasferita su una sbarra di ferro, fatta girare velocemente. Per la forza centrifuga, la bolla appiattita si allargava a ventaglio, formando una lastra circolare, tagliata quindi in piccole lastre. Al centro, dove la lastra circolare era stata attaccata alla sbarra, rimaneva una sorta di spesso occhio che qualche volta veniva incluso nella lastra a scopo decorativo.


XV secolo: vetro trasparente

I vetrai veneziani furono i primi in Europa a produrre un vetro quasi del tutto incolore.
L'ottennero scegliendo accuratamente i componenti e aggiungendovi minerali capaci di eliminare il colore. Il vetro che ne risultava non era perfettamente trasparente, ma ciò non aveva grande importanza se l'oggetto fabbricato era sottile. I Veneziani chiamarono questo vetro col nome di cristallo, per la sua somiglianza al cristallo di rocca naturale.


XVII secolo: vetro in lastre

Un nuovo metodo per la fabbricazione di lastre di vetro venne introdotto in Francia, nel primo decennio del XVII secolo. Il vetro fuso veniva versato su una tavola di ferro per formare una grande lastra, che poi veniva levigata su tutte e due le facce, per renderla perfettamente uniforme. Questo metodo era però troppo costoso perché potesse diffondersi.


1675: vetro flint

Nel 1675, l'inglese George Ravenscroft usò la silice per ottenere un vetro di trasparenza cristallina, chiamato flint. Esso però si deteriorava rapidamente formando un intrico di piccole incrinature. A questo inconveniente si pose ben presto rimedio incorporandovi dell'ossido di piombo, e si ottenne cosi un vetro pesante e brillante, conosciuto come vetro al piombo.


1884: vetro di Jena

Nel 1884 una vetreria di Jena, in Germania, incominciò a produrre un vetro contenente un composto chimico detto silicato borico, che lo rendeva più elastico e meno sensibile al calore.
Uno dei fondatori di quella vetreria era un fabbricante di strumenti ottici, il tedesco Carl Zeiss. Dal vetro di Jena al borosilicato si giunse successivamente alla creazione dei moderni vetri termoresistenti, come il pirex, che contengono anche anidride borica.


1909: vetri di sicurezza

Agli inizi del 1900 si cominciò ad avvertire il bisogno di vetri a prova d'urto da utilizzare come parabrezza sulle automobili. Il chimico francese Edouard Benedictus escogitò il sistema di interporre un foglio sottile di celluloide tra due lastre di vetro. In caso d'urto, il vetro non andava in frantumi ma si incrinava soltanto. 
Nel 1936, la celluloide, che col tempo ingialliva, venne sostituita dalla plastica.
Oggi esiste anche un altro tipo di vetro di sicurezza, reso infrangibile mediante un rapido raffreddamento in una corrente d'aria. Quando si rompe, non forma schegge aguzze ma tanti piccoli frammenti arrotondati.


1918: lavorazione delle lastre

Un metodo di fabbricazione a ciclo continuo di lastre di vetro per finestre venne lanciato contemporaneamente, nel 1918, da Emile Fourcault in Belgio e da Irving Colburn negli Stati Uniti. Consiste nel prelevare da una vasca di vetro fuso un nastro di vetro, le cui estremità vengono raffreddate, quindi afferrate da un sistema di rulli, in modo che il nastro sia stirato fino al punto in cui viene tagliato.


1952: processo per galleggiamento

La costosa fabbricazione del vetro in lastre è stata oggi quasi interamente sostituita dal float-glass, cioè dal vetro che si ottiene con il procedimento di galleggiamento (dall'inglese to float, galleggiate) inventato nel 1952 dall'inglese Alastair Pilkington. II vetro viene versato sulla superficie di un bagno di stagno fuso, che conferisce al vetro, che vi galleggia sopra, una levigatezza uniforme. Il vetro cosi ottenuto è più economico di quello prodotto normalmente, e la sua superficie presenta una brillantezza superiore.



ELBAITE (Tormalina) - Silicati (Tourmaline - Silicates)

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ELBAITE

Na(Li, AL)Al6(OH)4(BO3)3Si6O183

SISTEMA - Trigonale
DUREZZA - 7,0 - 7,5
DENSITA' - 3,02 - 3,26
COLORE - Allocromatico
LUCENTEZZA - Vitrea

L'elbaite si presenta in corti cristalli prismatici con striature verticali o anche in masse compatte. Il colore è variabile, con zonature che passano dal giallo al verde al blu al rosso; raramente è bianco.
Si trova in pegmatiti granitiche associata con lepidotite, quarzo e feldspati.
In Italia è presente all'isola d'Elba sotto forma di cristalli allungati che mostrano alla base un colore bruno, che diventa verde, fino ad arrivare alla punta incolore.




LA FAMIGLIA DELLA TORMALINA

Piuttosto che di un minerale, nel caso della tormalina è più giusto parlare di una famiglia. La formula sopra riportata, infatti, è puramente teorica, non corrispondendo a nessuna specie presente in natura. Più correttamente ancora, le tormaline vanno considerate come una serie abbastanza continua di miscele isomorfe, aventi composizione chimica e proprietà fisiche variabili entro limiti piuttosto ampi. 
Se si immagina di sostituire nella formula i nove atomi di alluminio con i gruppi Al8Li oppure Al6Mg3 restano libere alcune valenze che possono essere compensate da un aumento dei gruppi OH e da alcali. Così si hanno alcuni dei termini più comuni in natura: elbaitedravite schòrlite.
Le tormalìne formano cristalli prismatici spesso allungati (anche diversi decimetri) e terminati irregolarmente alle due estremità, talora tozzi oppure minuti e sottili come aghi. 
A volte si osservano anche aggregati bacillari paralleli, fascicolati o raggiati, e granuli irregolari. 
Le facce della zona verticale sono frequentemente striate in direzione parallela all'allungamento dei cristalli. 
Il colore dipende dalla composizione chimica ed è perciò variabilissimo: rosato, rosso, giallastro, azzurro, verde, brunastro o nero. Spesso si possono anche osservare tormaline incolori o policrome con i diversi colori disposti a zone concentriche oppure variabili nel senso dell'allungamento dei cristalli.

PIROMORFITE - Fosfati ( Pyromorphite - Phosphates)

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PIROMORFITE

Pb5(PO4)3Cl

SISTEMA - Esagonale
DUREZZA - 3,5 - 4,0
DENSITA' - 6,7 - 7,0
COLORE - Incolore, allocromatico
LUCENTEZZA - Da adamantina a resinosa


I cristalli sono poveri di forme, però molto frequenti. Generalmente la piromorfite si presenta in individui con abito nettamente prismatico, sia allungati sia tozzi o anche tabulari, talvolta arrotondati e panciuti o con facce cavernose perché interessate da piccole cavità.
La terminazione dei cristalli è prevalentemente piatta, ma può essere anche a punta. 
Il minerale, però, compare anche in aggruppamenti quasi paralleli di sottili cristalli prismatici, oppure in masserelle globulari, reniformi, botrioidali, o ancora sotto forma di incrostazioni. Il colore è variabilissimo: oltre al verde di varie tonalità, si hanno tinte gialle, aranciate, brune, grigie; non mancano tuttavia piromorfiti incolori o bianche; la polvere, invece, è sempre bianca. 
La lucentezza varia da adamantina a resinosa.

CARATTERI DIAGNOSTICI - È solubile in acido nitrico e al cannello fonde facilmente in un globulo che, raffreddandosi, evidenzia facce cristalline.

ORIGINE - La piromorfite è un minerale secondario che si forma nella zona di ossidazione dei giacimenti piombiferi, dove si trova talvolta anche pseudomorfa su altri mInerali di piombo, come galena e cerussite.

GIACIMENTI E USI - Trattandosi dì una specie diffusa, è nota in molte località italiane, tra cui il Monte Falò e l'Alpe Pirio, in comune di Gignese, presso Stresa (Verbania), dov'è stata rinvenuta in bei cristallini allungati di colore verde intenso; sotto forma di incrostazioni cristalline anche estese e di colore giallo-verde è presente in Val Brembana, nel Bergamasco. Campioni veramente splendidi provengono dalla miniera abbandonata di Cinquevalli, presso Roncegno (Valsugana, Trento), e da varie miniere cagliaritane. 
Località europee famosissime per aver fornito eccellenti esemplari sono Usse, in Francia; Bad Ems, vicino a Coblenza, in Germania; Leadhills, in Scozia; Pribram, in Boemia.

La piromorfite ha scarsa importanza industriale, ma è di notevole interesse collezionistico per merito del gradevole aspetto di molti esemplari.





VIVIANITE - Fosfati (Phosphates)

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VIVIANITE

Fe3(PO4)2*8H2O

SISTEMA - Monoclino
DUREZZA - 1,5 - 2,0
DENSITA' - 2,6 - 2,7
COLORE - Incolore, bianco, blu-verdastro, blu-indaco, blu scuro
LUCENTEZZA - Vitrea, grassa, madreperlacea


Questo fosfato abbastanza comune si presenta in cristalli prismatici perfettamente sfaldabili, spesso arrotondati, lanceolati e di dimensioni gigantesche (cristalli lunghi anche più di un metro) o in individui tabulari riuniti talora in gruppi stellati, oppure in patine, incrostazioni, noduli terrosi nelle argille.

CARATTERI DIAGNOSTICI - incolore o bianca se fresca, la vivianite comincia rapidamente a diventare azzurra, blu scura, verde-blu per alterazione. Molti cristalli sono perfettamente trasparenti o traslucidi.

ORIGINE - Può originarsi come minerale secondario del cappellaccio di molti giacimenti a solfuri, oppure per alterazione di fosfati primari nelle pegmatiti, oppure ancora in depositi argillosi lacustri per azione di acque ricche di ferro su materiali organogeni fosfatici. 
È anche presente in depositi lignitici e di ferro sedimentario dei bacini d'acqua dolce.

GIACIMENTI E USI - I cristalli più grandi del mondo (massimo circa 130 cm), isolati o in gruppi raggiati, provengono dalle argille lacustri di Anloua presso Ngaoundéré nel Camerun; bei cristalli trasparenti sono stati trovati a Llallagua in Bolivia, a Bingham nello Utah e nell'Idaho. 
In Italia la vivianite è nota in patine e microcristalli come prodotto di alterazione della graftonite nella pegmatite di Olgiasca, nelle argille della miniera cinabrifera di Pietrinieri in Toscana e di San Giovanni Valdarno presso Arezzo.

Di grande interesse collezionistico, può trovare impiego (se presente in notevole quantità) nell'industria dei coloranti.




IDROZINCITE - Carbonati (Hydrozincite - Carbonates)

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IDROZINCITE

Zn5(CO3)2(OH)6

SISTEMA - Monoclino
DUREZZA - 2,0 - 2,5
DENSITA' - 3,5 - 3,8
COLORE - Incolore, bianco, giallastro, rosa
LUCENTEZZA - Da traslucida a opaca


In natura compare sotto forma di incrostazioni terrose pulverulente o in masse compatte oppure scagliose e porose. Frequenti le concrezioni stalattitiche o mammelliformi; a volte si presenta anche in cristalli appiattiti molto piccoli. 
Ha colore bianco neve oppure grigio-giallastro-rosato per alterazione.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Non fonde al cannello; calcinata alla fiamma del becco Bunsen, cede acqua e anidride carbonica e si trasfoma in ossido di zinco.

ORIGINE - Associata a calamina e smithsonite, s'incontra nella zona di ossidazione dei giacimenti di blenda, il minerale primario di zinco più diffuso, che, in presenza di acque contenenti ossigeno disciolto, di solfato ferrico e di carbonati alcalini, si trasforma in idrozincite.

GIACIMENTI E USI - Si trova nei giacimenti piombo-zinciferi di Cave del Predil (Raibl) in Carnia, nei giacimenti di Grigna, Pian da Barco e Argentera presso Auronzo (Belluno), nei distretti minerari della Val Parina e Val del Riso nelle Prealpi bergamasche e nel giacimento di Arenas (Sardegna). 
Grandi concentrazioni del minerale si hanno in Carinzia e in Spagna.

Viene sfruttata industrialmente per ottenere zinco metallico.





THENARDITE - Solfati (Sulfates)

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THENARDITE

Na2SO4

SISTEMA - Rombico
DUREZZA - 2,5 - 3,0
DENSITA' - 2,7
COLORE - Incolore
LUCENTEZZA - Vitrea

Si presenta in incrostazioni, efflorescenze e in cristalli talora di grandi dimensioni, generalmente bipiramidati, più raramente in tozzi prismi o in cristalli tabulari con facce striate. Assai caratteristici sono i geminati cruciformi. 
Trasparente o traslucida, è per lo più incolore, grigiastra, giallastra, rossastra o brunastra.

ORlGINE -  Si trova nei depositi di laghi salati in associazione con mirabilite, glauberite, bloedite, epsomite, gesso, natron, salgemma e talvolta borati. Si rinviene anche con nitronatrite in efflorescenze prodottesi sul suolo di regioni desertiche oppure in incrostazioni sulle lave recenti.

GIACIMENTI E USI - La thenardite originale proviene dalla località di Espartinas presso.Madrid, ma la si trova anche nei sedimenti miocenici di San Martin de la Vega. 
È altresì diffusa negli Stati Uniti (California, Arizona, Nevada), in Canada, Siberia, Egitto, Sudan, Sahara libico, Asia centrale, Cile, sempre in depositi di laghi salati. 
In Italia è stata segnalata sulle lave e nei depositi fumarolici del Vesuvio e sull'Etna. 

Viene utilizzata per la fabbricazione di sali di sodio.




KERNITE - Carbonati (Carbonates)

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KERNITE

Na2B4O6(OH)2*3H2O

SISTEMA - Monoclino
DUREZZA - 2,5 - 3,0
DENITA' - 1,9 - 1,93
COLORE - Incolore, allocromatico
LUCENTEZZA - Da vitrea a sericea

Cristallizza in individui equidimensionali, striati, di forma irregolare, arrotondati per la ripetizione di facce; si trova anche in masse sfaldabili, parti di grandi cristalli che possono raggiungere le dimensioni di un metro; la struttura apparentemente fibrosa è in realtà dovuta alla presenza dì due direzioni di facile sfaldatura. 
La lucentezza è vitrea con tendenza alla sericea; il colore manca oppure è bianco opaco per incipiente alterazione in tincalconite.

ORIGINE -  Fu rinvenuta casualmente in California (Usa), dove forma un assai vasto giacimento, dovuto probabilmente all'azione metamorfica esercitata da una roccia ignea sul borace presente che si è in parte trasformato in kernite.

GIACIMENTI E USI - Il giacimento più importante è quello di Boron (Kern County, California), ma è stata trovata anche in Spagna, in Turchia e a Larderello in Toscana.

La kernite costituisce attualmente il principale minerale da cui si ottiene il borace commerciale, poiché da una soluzione di kernite cristallizza borace in quantità una volta e mezzo superiore a quella della kernite impiegata.




PEROVSKITE - Ossidi (Oxides)

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PEROVSKITE

CaTiO3

SISTEMA - Rombico
DUREZZA - 5,5
DENSITA' - 4
COLORE - Da giallo a nero
LUCENTEZZA - Da adamantina a submetallica

I cristalli, quasi sempre ben formati, hanno una nettissima simmetria pseudocubica: si presentano in semplici forme di aspetto chiaramente cubico od ottaedrico, a volte molto distorte. I cristalli cubici sono striati parallelamente agli spigoli. Rara invece la forma massiva o granulare.

CARATTERI DIAGNOSTICI -l È un minerale duro, pesante, sfaldabile solo molto imperfettamente secondo le facce del cubo, fragile e dotato di una frattura da subconcoide a indistinta.

ORIGINE - Si trova come accessorio in alcune rocce eruttive e metamorfiche (serpentine, cloritoscisti, talcoscisti), in granatiti e rodingiti, o in marmi di contatto. 
Tra le varietà si ricordano la disanalite, ricca di niobio, e la knopite, contenente cerio.

GIACIMENTI - Splendidi cristalli sono stati scoperti in Piemonte, Valle d'Aosta e soprattutto in alcune zone della Val Malenco (Sondrio). 
Microcristalli limpidi, prevalentemente ottaedrici, di colore giallo, sono stati rinvenuti in un giacimento di contatio a Pornaro (Vicenza). 
All'estero bei campioni di questo minerale si trovano a Oka, nel Québec (Canada), località in cui è veramente abbondante.

Valore esclusivamente collezionistico.




FOSGENITE - Carbonati (Phosgenite - Carbonates)

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FOSGENITE

Pb2CO3Cl2

SISTEMA - Tetragonale
DUREZZA - 2,5 - 3,0
DENSITA' - 6,0 - 6,3
COLORE - Incolore, allocromatico
LUCENTEZZA - Grassa o subadamantina


I cristalli, molto ricercati dai collezionisti, hanno abito prismatico tozzo o tabulare; sono trasparenti e hanno lucentezza adamantina. 
Il colore è grigio-biancastro o bruno-giallognolo per impurezze. 
La fosgenite ha sfaldatura prismatica e pinacoidale perfetta, si riga con facilità e ha un elevato peso specifico.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Si scioglie in acido cloridrico e fonde al cannello ferruminatorio. Alcuni campioni, se vengono esposti a luce ultravioletta a radiazione lunga, assumono una bella fluorescenza gialla.

ORIGINE - La fosgenite si forma come prodotto di alterazione della galena, dove questa è venuta a contatto, in particolari condizioni, con acque salmastre.

GIACIMENTI - Il minerale si rinviene a Laurion in Grecia, a Tarnowitz in Slesia (Polonia), a Tsumeb in Namibia (Africa) e a Matlock nel Derbyshire (lnghilterra); in grandi masse si rinviene nella Terrible Mine, in Colorado (Usa).

In molti musei mineralogici si possono ammirare i bellissimi cristalli trasparenti di fosgenite provenienti dalle miniere di Monteponi e Montevecchio in Sardegna.





MAGNETISMO DELLE ROCCE (Magnetism of the rocks)

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MISURAZIONE DEL MAGNETISMO DELLE ROCCE

Sperimentata in Inghilterra, nel 1950

Gli attuali continenti non sono che i frammenti di un antico, unico ed enorme continente, che si spezzò, dividendosi, 200 milioni di anni fa. Da allora i continenti sono in continuo movimento, e vanno alla deriva cozzando uno contro l'altro. 
Questa moderna rappresentazione della Terra, in costante sommovimento, è basata perlopiù sull'evidenza fornita dagli antichi campi magnetici registrati, ovvero "congelati", nelle rocce.

La Terra è un gigantesco magnete, il cui campo magnetico determina lo spostamento dell'ago della bussola in direzione Nord-Sud. Questo campo può magnetizzare anche le rocce, precisamente all'epoca della loro formazione.

Al principio degli anni Cinquanta, un fisico inglese, Patrick Maynard Stuart Blackett (Londra, 18 novembre 1897 – Londra, 13 luglio 1974), realizzò un magnetometro sensibile, che era in grado di misurare il magnetismo delle rocce.
Ma i primi risultati della ricerca che venne avviata mostrarono delle apparenti discrepanze. 
Campioni rocciosi della stessa epoca, rinvenuti in zone diverse del globo, sembravano indicare differenti posizioni del Polo Nord magnetico rispetto l'epoca della loro formazione.

La spiegazione di questo fenomeno era contenuta in un'idea avanzata da un meteorologo tedesco, Alfred Wegener, nel 1915, ma che allora venne respinta dalla maggior parte dei geologi. L'idea concerneva Io spostamento dei continenti durante le diverse epoche. In questo modo le differenze dei campi magnetici, registrati in continenti diversi, sono il risultato dei loro movimenti, e corrispondono alle diverse epoche di sedimentazione rocciosa. 
Per fare un esempio, I'America Settentrionale e Meridionale erano un tempo unite all'Europa e all'Africa.

La possibilità di confrontare i campi magnetici, rilevati in campioni fossili di diverse zone della Tema, ne ha rivoluzionato la descrizione scientifica.


ORDINE ALFABETICO DI TUTTI I MINERALI
A - B - C - D - E - F - G - H - I - J - K - L - M - N - O - P - Q - R - S - T - U - V - W - X - Z




RODISITE - Carbonati (Carbonates)

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RODISITE

CsB12Be4Al4O28

SISTEMA - Cubico 
DUREZZA - 8,5
DENSITA' - 3,44
COLORE - Incolore, allocromatico
LUCENTEZZA - Da vitrea a adamantina

Si presenta per lo più in cristalli di abito rombododecaedrico o tetraedrico, traslucidi, incolori o bianchi, spesso giallini, con viva lucentezza vitrea rendente alla adamantina.

CARATTERI DIAGNOSTICI - insolubile negli acidi, la rodisite tinge la fiamma dapprima in verde e poi in rosso.

ORIGINE - Questo minerale è ìn relazione genetica con gli stadi finali di formazIone delle pegmatiti granitiche ricche di boro.

GIACIMENTI - Nelle pegmatiti miarolitiche del distretto di Murzinka negli Urali si trova in cristalli che sì accrescono su rubellite e quarzo. Individui generalmente gialli e grandi tino a 2 centimetri provengono dalle pegmatiti del Madagascar.




WURTZITE - Solfuri (Solphures)

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WURTZITE 

ZnS

SISTEMA - Esagonale
DUREZZA _ 3,5 - 4,0
DENSITA' - 3,9 - 4,1
COLORE - Da bruno a nero
LUCENTEZZA - Resinosa

Raro, si presenta in masse stratificate, colonnari, fibrose, raramente in cristalli distinti, con colore giallo-bruno fino a bruno-nero resinoso adamantino.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Fluorescenza arancione per esposizione alla luce ultravioletta.

ORIGINE - La wurtzite si trova nei depositi idrotermali frequentemente associata a sfalerite; più rara nei depositi sedimentari.

GIACIMENTI - Interessanti campioni provengono da Stolberg in Renania (Germania), Butte in Montana e Joplin nel Missouri (Usa), Oruro e altre località in Bolivia, Quispisiza in Perù, nonché dalla Romania e dall'Inghilterra. 
In Italia si possono trovare meravigliosi cristalli lunghi da 1 a 6 millimetri, anche policromi gialli, rossi e neri, con sfalerite, enargite, colusite, tetraedrite, geocronite, zolfo, nei geodi del marmo di Carrara.




STANNITE (Bolivianite o Pirite di stagno) - Solfuri

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STANNITE

Cu2FeSnS4

SISTEMA - Tetragonale
DUREZZA - 3,5
DENSITA' - 4,3 - 4,5
COLORE - Grigio
LUCENTEZZA - Metallica

Di colore grigio acciaio scuro con iridescenze bluastre, si trova raramente in vene idrotermali, o in rare pegmatiti, con cassiterite, wolframite e solfuri. 
Forma cristalli pseudocubici, ma generalmente si presenta in forme massicce o finemente granulari.
Viene chiamata anche bolivianite o  pirite di stagno.

CARATTERI DIAGNOSTICI - Piuttosto tenera, si lascia scalfire facilmente da una punta di temperino.

ORIGINE - Si rinviene in filoni stanniferi con cassiterite, tetraedrite e pirite.

GIACIMENTI - Le principali località in cui si rinviene la stannite sono Etta Mine nel South Dakota e Seward Peninsula in Alaska (Usa), Llallagua nel dipartimento di Oruro (Bolivia), Cinovec (Zinnwald) nella Repubblica Ceca, Zeehan in Tasmania, Wheal Rock presso Saint Agnes in Cornovaglia. 
La stannite è segnalata in tracce anche in Sardegna.



SCHEELITE - Solfati (Sulphates)

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SCHEELITE

CaWO4

SISTEMA - Tetragonale
DUREZZA - 4,5 - 5,0
DENSITA' - 5,9 - 6,1
COLORE - Incolore, allocromatico
LUCENTEZZA - Da vitrea a adamantina

Il minerale, che si trova anche massivo o granulare, cristallizza in forme bipiramidali abbastanza semplici che, a un'osservazione superficiale, sembrano ottaedri; meno frequentemente i cristalli possono assumere un abito tabulare. 
Il colore è variabile da incolore a bruniccio, con prevalenza di tonalità gialle oppure aranciate. 
Trasparente o traslucida, con lucentezza da vitrea ad adamantina, la scheelite mostra una sola sfaldatura distinta ed è fragile, con frattura subconcoide o indistinta.

CARATTERI DIAGNOSTICI - È piuttosto dura e molto pesante, ma la caratteristica principale e data dalla vivace fluorescenza bianco-azzurra, spesso gialla per la presenza di molibdeno, assunta dai campioni esposti alla luce ultravioletta di corta lunghezza d'onda.

ORIGINE - La scheelite è un minerale che si può rinvenire in depositi metamorfici di contatto, in rocce pegmatitiche e in filoni metalliferi idrotermali associati a rocce granitiche o gneissiche.

GIACIMENTI E USI - I cristalli forse migliori in Europa provenivano dalla miniera di Traversella, in Piemonte; noti da molto tempo sono i campioni estratti nella miniera Bedovina, presso Predazzo, e in quella di Cinquevalli, presso Roncegno, entrambe in provincia di Trento. Scheelite per lo più massiva si trova in varie zone della Sardegna (Villaputzu, Cagliari; Laconi, Nuoro). 
Rari cristalli di questo minerale sono stati rinvenuti inoltre nelle tipiche fessure alpine, soprattutto in quelle svizzere e austriache, ma anche nell'Erzgebirge sassone-boemo, nelle vecchie miniere di stagno della Cornovaglia, a Sandong (Corea del Sud) e nelle contee di Cochise e Mojave, in Arizona.

È un minerale molto importante dal punto di vista industriale per l'estrazione del tungsteno.



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